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lunedì 26 settembre 2016

Ernst Gombrich, Breve storia del mondo: sottolineature

Sottolineature da Ernst Gombrich, Breve storia del mondo
 
L’unica cosa da fare, secondo Lao-tse, è non fare niente. Avere una grande calma interiore. Non affannarsi a guardare e ad ascoltare quello che ci sta intorno, non volere nulla e non avere opinioni. In colui che riesce ad arrivare al punto di diventare come un albero o come un fiore, altrettanto privo di intenzioni e di volontà, in costui inizierà ad avere effetto il Tao, la grande legge universale che fa girare il cielo e porta la primavera.
Le cose esteriori nella vita sono più importanti di quanto non si creda: l’inchinarsi davanti ai più anziani, il lasciar passare per primi gli altri attraverso una porta, l’alzarsi in piedi quando si parla con un superiore e molte altre cose simili per cui in Cina ci sono molte più regole che da noi. Tutte queste cose – diceva Confucio – non esistono per un caso. Hanno un loro preciso significato, o almeno ce l’hanno avuto un tempo. E di solito vogliono dire qualcosa di bello. Perciò Confucio diceva: «Io credo nell’antichità e la amo», che significa che credeva al senso buono e profondo di tutti gli usi e i costumi vecchi di migliaia di anni, e ripeteva in continuazione ai suoi connazionali di rispettarli sempre.
La Cina è l’unico paese al mondo in cui per molti secoli il potere non è stato nelle mani dei nobili o dei militari e neanche dei sacerdoti, ma in quelle dei dotti. Non contava provenire da una famiglia importante o povera: chiunque sostenesse gli esami poteva diventare funzionario dello stato, e chi otteneva il risultato migliore riceveva le cariche più importanti.
Siccome era un grand’uomo, decisero di dedicargli anche un mese di quel calendario: il mese di Luglio (da Giulio)
Dal momento che un mese fu chiamato con il nome di Cesare, si diede il nome di Augusto a un altro mese: agosto. E bisogna dire che l’imperatore se l’era meritato. Non era un uomo fuori del comune come Cesare, ma era comunque molto giusto e saggio; sapeva dominarsi e quindi a buon diritto dominava gli altri. Si racconta che non desse mai un ordine o prendesse una decisione finché era arrabbiato. Quando veniva colto dall’ira ripeteva tra sé in continuazione l’alfabeto fino a che non si calmava e gli si schiarivano le idee.
Attila, che giunse al potere nel 444 dopo Cristo. Ti ricordi ancora chi prese il potere nel 444 avanti Cristo? Era Pericle
Maometto descrisse ai suoi seguaci il paradiso come un luogo davvero splendido. «I fedeli stanno sdraiati su cuscini rigonfi uno di fronte all’altro, fanciulli immortali girano in veste di coppieri recando boccali e tazze colmi del migliore dei vini, che non fa venire male al capo né ubriaca alcuno. Ci sono frutti splendidi e carni di volatili a volontà, serviti da fanciulle dai grandi occhi, belle come perle. I beati si riuniscono vicino all’acqua corrente, sotto l’ampia ombra di fiori di loto privi delle spine o di banani in fiore. Sulle loro teste pendono grappoli d’uva, e continuano a girare le coppe d’argento. Vestono abiti di seta verde e di broccato ornati di fibbie d’argento».
Carlo Martello, così chiamato per come sapeva colpire duramente.
Dal momento che ai musulmani per evitare il pericolo di cadere nell’idolatria era proibito raffigurare uomini o animali, decoravano i loro palazzi e le moschee con bellissime linee colorate e contorte, che, proprio perché tipiche della cultura araba, chiamiamo arabeschi.
il Poema dei Nibelunghi (così si chiama il poema di Sigfrido)
La Sicilia infatti era stata dominata da tutti i popoli: i fenici, i greci, i cartaginesi, i romani, gli arabi, i normanni e i tedeschi. E presto si sarebbero aggiunti anche i francesi.
Leonardo infatti era mancino, e scriveva al contrario, da destra verso sinistra, con una scrittura sottile che non è per niente facile da decifrare.
Chi vuol comandare deve per prima cosa esser padrone di se stesso, questo lo sapeva bene. Così si esercitò con grande sacrificio per diventare il proprio signore. Un po’ come aveva fatto Buddha, ma con un altro scopo. Anche Ignazio voleva liberarsi di tutti i desideri, ma non per esser libero qui in Terra dalle sofferenze, quanto piuttosto per non obbedire più a nessun’altra volontà e non perseguire più nessun altro scopo che quelli della chiesa. Dopo anni di esercizio arrivò al punto di riuscire a proibirsi di pensare a una certa cosa o di riuscire a immaginarsi in qualsiasi momento ciò che voleva in modo così chiaro e preciso come se ce l’avesse davanti agli occhi.
 

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